Sabato 16 giugno 2012, quando mancavano soltanto cinque giorni al suo compleanno nel solstizio di primavera (era nato il 21 di giugno del 1930) il nostro Socio Leonardo Fusco è morto, ucciso da un cancro che l’aveva aggredito con inaudita violenza soltanto pochi mesi fa.
“Leo”, lo chiamavano gli amici; “il Capitano” lo chiamavano i medici e i collaboratori del grande centro di medicina iperbarica di Salerno al quale si era dedicato non appena aveva smesso di cercar corallo nelle profondità della Sardegna.
Leonardo Fusco era stato il primo italiano a praticare la raccolta del corallo con un ARA sulle spalle; il primo a installare a bordo della sua barca d’appoggio una camera iperbarica portatile che gli consentiva di completare all’asciutto la lunga decompressione; quindi si era affidato alle miscele, in ultimo all’esplorazione dei fondali con un minisommergibile.
La storia personale di “Leo” è storia di mare come poche altre: sì, il suo lavoro era consistito nella raccolta e nella vendita del Corallium rubrum, ma era stato sempre accompagnato da una grande curiosità scientifica che lo aveva indotto, negli ultimi tempi, a portare avanti una campagna di sensibilizzazione del grosso pubblico e degli addetti ai lavori sulla inderogabile necessità di fermare per qualche tempo la raccolta del corallo se non si vuol correre il rischio di provocare la sparizione di questa creatura vivente che costituisce il più nobile dei materiali ottenibili dal mare.
Leo nel 2010 aveva sponsorizzato il tradizionale convegno annuale dell’HDS-Italia, quella volta dedicato per l’appunto al corallo. Aveva anche scritto un libro, “Il timoniere di Enea” che conteneva la sua movimentata biografia e che successivamente era stato arricchito della presentazione del grande scrittore napoletano Raffaele LaCapria e d’una postfazione del professor Francesco Cinelli, presidente dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee e aveva ricevuto un nuovo titolo, più esplicito: “Corallo Rosso”.